Ei parte… senti… ah no… partir si lasci,
Si tolga ai sguardi miei l’infausto oggetto
Della mia debolezza. A qual cimento
Il barbaro mi pose!… Un premio è questo
Ben dovuto a mie colpe!… In tale istante
Dovea di nuovo amante
I sospiri ascoltar? L’altrui querele
Dovea volger in gioco? Ah, questo core
A ragione condanni, o giusto amore!
Io ardo, e l’ardor mio non è più effetto
D’un amor virtuoso: è smania, affanno,
Rimorso, pentimento,
Leggerezza, perfidia e tradimento!
(Guglielmo, anima mia! Perché sei tanto
ora lungi da me? Solo potresti…
ahimè! tu mi detesti,
mi rigetti, m’aborri… io già ti veggio
minaccioso, sdegnato; io sento
i rimproveri amari, e il tuo tormento.)
Per pietà, ben mio, perdona
All’error di un’alma amante;
Fra quest’ombre e queste piante
Sempre ascoso, oh Dio, sarà!
Svenerà quest’empia voglia
L’ardir mio, la mia costanza;
Perderà la rimembranza
Che vergogna e orror mi fa.
A chi mai mancò di fede
Questo vano ingrato cor!
Si dovea miglior mercede,
Caro bene, al tuo candor.
“Per pietà, ben mio, perdona” Mozart (Così fan tutte)